Si sono avviati i primi clinical trial per sperimentare la bioelettronica nella farmaceutica. La ricerca è volta a trovare quelli che saranno gli elettroceuti, un nuovo tipo di farmaco che rilascia impulsi elettrici per stimolare i nervi e quindi curare o migliorare le patologie croniche.
Il corpo umano è regolato da impulsi elettrici, che permettono ai neuroni di comunicare attraverso i nervi periferici. Quando sorge una patologia, il sistema degli impulsi elettrici si altera e il sistema nervoso che trasporta i segnali smette di funzionare correttamente. E’ a questo punto che dovrebbero entrare in azione gli elettroceuti, che andrebbero a sostituire gli impulsi nervosi non funzionanti con un nuovo stimolo esterno. Silvestro Micera, docente all’Istituto di biorobotica della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e titolare della cattedra Bertarelli Foundation in neuroingegneria traslazionale presso il Politecnico Federale di Losanna, ha affermato che “il principio alla base della bioelettronica o elettroceutica si basa sullo sfruttare la neuromodulazione del sistema autonomo involontario per ripristinare le condizioni fisiologiche alterate da patologie di vario tipo”.
Per il momento si pensa che gli elettroceuti possano essere un’integrazione ai farmaci tradizionali, e non una sostituzione: potrebbero, per esempio, migliorare gli effetti collaterali dei farmaci tradizionali. La sperimentazione è ancora in una fase iniziale ed è presto per sapere quali risultati si potranno ottenere.
Un’ipotesi è che questo nuovo farmaco non tradizionale possa avere effetti positivi anche sul miglioramento delle condizioni dei pazienti diabetici e per le malattie autoimmuni. I ricercatori s’impegnano anche a studiare approfonditamente l’anatomia dei nervi per arrivare ad un uso ottimale degli elettroceuti. Se gli elettroceuti funzionassero, potrebbero avere un impatto enorme sulla medicina e sulla salute dai pazienti. Prima che ciò si avveri, bisogna però dimostrare il loro corretto funzionamento.